« Anime week/guai a voi (se non li vedete) anime prave »

12 settembre 2006 @ 10:11

Per i mei (pochissimi) lettori a cui piacciono i cartoni giapponesi (ancor meno).

Dal 25/09 al 01/10 su MTV torna l’anime week, featuring tra l’altro:

  • Ghost in the Shell – Stand Alone Complex
    La serie animata del più famoso film, musiche di Yoko Kanno (stupende), resa non lo so perchè non l’ho mai visto.
  • Planetes
    Un gruppo di spazzini spaziali in lotta con l’universo. Ecco, detto così sembra una cazzata, in realtà è un bellissimo anime incentrato sulla lotta dell’uomo contro i propri limiti.
  • Gankutsuoh – Il Conte di Montecristo
    O lo ami o lo odi. Trip visuale, storia classica: già auto-recensito.
  • Nana
    Sottotitolato e riservato alle ragazzine: commedia sentimentale (ma fatta bene), record dei record in jappoland, grosso successo del manga anche in Italia.

Gimme more: news di animeclick · news di MTV

« Un mito »

@ 09:46

Elio

« Giapponesi/1 »

10 settembre 2006 @ 20:29

Pendolare Giapponese sfatto che dorme sul trenoI Giapponesi sono persone riservate ed educate fino al parossismo. Non telefonano sul treno perchè darebbero fastidio al vicino di posto. Al massimo sul treno dormono, cosa che possono fare senza timore di venire derubati financo delle mutande.

La loro gentilezza (almeno quella apparente) è leggendaria. Appena arrivati a Tokyo abbiamo usufruito della disponibilità di una coppia di mezza età, vedendoci dubitosi sulla strada da prendere ci hanno preso in custodia ed accompagnato personalmente fino all’albergo.
Siccome avevamo la stanza nell’annesso e loro ci hanno accompagnato all’edificio principale, abbiamo sbagliato di circa 50 metri. Se ne sono accorti, dopo un ora hanno presentato regolari scuse scritte alla hall perchè ci venissero consegnate.

In realtà cercavano solo di attaccare bottone, perchè a settembre vengono in Italia ad Imola e probabilmente volevano una dritta su un buon posto dove mangiare le tigelle.

Bella pulzella con reggicalze anticonformistaIl Giapponese medio è discretamente elegante. Niente di esagerato, ma si vestono abbastanza bene. Le ragazze sono carine, particolarmente ho notato che sono tutte magre. Paiono non conoscere problemi di peso. Dopo attenta riflessione ho però deciso che preferisco le occidentali.

Gli unici che esulano dai canoni sono i giovani si Shibuya. Pur essendo educatissimi come gli altri hanno una vena polemica verso il conformismo Giapponese. Si sfogano vestendosi in modo improbabile e sperimentando colorazioni di capelli al limite della decenza.

Tutto questo però sempre con compostezza Giapponese, vestiti come ti pare basta che non vai in giro a far casino.

Studentesse in metro. La foto è sfocata, temevo di essere preso per un otaku occidentale pedofilo Una cosa che potrebbe sembrare una leggenda metropolitana ma non lo è: le studentesse vanno in giro vestite come sailor moon.

Ma non perchè sono tutte suonate, bensì perchè le scuole primarie e secondarie (grossomodo fino alle nostre medie) impongono la divisa. La quale varia da istituto a istituto, ma un modello molto comune è appunto il vestito alla marinara.

La divisa è un simbolo distintivo della scuola che frequenti, quelle esclusive le riconosci al volo perchè hanno le divise più sciccose. E’ probabile che più di una ragazzina si ammazzi di ripetizioni per entrare nella scuola con la divisa più ‘in’ del circondario.

Il mio score, con tanto di birilli abbattutiSe vuoi vedere un giovane Giapponese fare casino devi andare a giocare a bowling. lì si che si italianizzano: urla scomposte ad ogni strike, applausoni per le ragazzine che buttano giù un birillo, salti e capriole rituali.

Il bowling di Kyoto era un palazzone di sette piani: i primi tre dedicati allo scibile dei videogames, il quarto al banco, i restanti tre alle piste. Circa una sessantina.
Il bowling deve essere (assieme al karaoke) uno degli assiomi della socializzazione giapponese. Noi si va in disco, loro si fanno un torneo notturno. Il locale faceva orario continuato dalle 6 di sera alle 10 del mattino dopo. Fra l’altro costa anche poco, 10 euro per 5 games.
Olivetti uber hallesHo messo in crisi la tizia del banco, vedendomi straniero e piazzato si è convinta che doveva andare in magazzino a trovare il paio di scarpini più grandi a disposizione. Ho giocato con le scarpe di pippo. Fa niente, ho vinto lo stesso.

PS: il sol levante è il paese dell’hi-tech. Il sistema di conteggio dei birilli (perdonatemi se ha un nome tecnico, non lo so) era una meraviglia elettronica. Dell’Olivetti.

« Sadako Sasaki »

7 settembre 2006 @ 16:36

Sadako Sasaki, la foto l'ho presa da wikipediaSadako Sasaki aveva solo 2 anni quando la bomba spazzo via la sua città. Abitava a circa un chilometro e mezzo dall’epicentro, la bomba sembrò averla risparmiata come aveva risparmiato molte persone padrone ormai di una città di rovine.

Sadako crebbe fino a 11 anni, quando le diagnosticarono il male dei sopravvissuti: leucemia.

La bomba non l’aveva risparmata.

Avrebbe potuto essere una delle tante, se non le avessero raccontato una vecchia leggenda: chi riesce a piegare mille gru di carta (origami) ha diritto ad un desiderio.

Lei voleva guarire. Per cui, non avendo nient’altro da fare in ospedale, si mise a piegare gru di carta dal suo letto.

Ne fece mille, ma non funzionò.

Ripartì per la seconda migliaia, ma arrivata a 1300 morì di leucemia. Il male della bomba la portò via a 12 anni.

I suoi compagni di classe finirono per lei le gru restanti. Non potendo usare il desiderio per lo scopo originale, decisero di usarlo perchè un simile evento non succedesse mai più.

Diedero il via ad una lunga tradizione. Hiroshima è una visita quasi obbligatoria per la tipica scolaresca Giapponese. Quando arrivano immancabilmente portano la loro corona di gru di carta al monumento dedicato a Sadako, nel Peace Memorial Park di Hiroshima.

La statua dedicata a Sadako, dietro si intravedono le corone di gru di carta portate dagli studenti GiapponesiLe corone di gru vengono deposte dietro la statua dedicata a Sadako ed ai bambini vittime di quella e di altre guerre, come simbolo di pace e speranza.

Chi si aspetta un’Hiroshima cumulo di macerie, deserto atomico alla Ken il guerriero, città spopolata, si sbaglia di grosso.

E’ una normale città di provincia, coi suoi palazzoni e le sue strade trafficate. E’ molto più occidentale della città media Giapponese, i boulevard sono più grandi e possono permettersi anche di sprecare spazio in aiuole.

Della distruzione non rimane che il famoso simbolo di Hiroshima: l’A-bomb dome. Questo palazzo, scampato all’azzeramento, si erge in fondo al Peace Memorial Park. Ha l’aspetto di un’incongruenza uscita dal pozzo del tempo.

L'A-Bomb DomeI Giapponesi ci hanno fatto ben poco, l’hanno recintato e hanno fatto le minime opere indispensabili perchè non cadesse in pezzi. Un modernissimo sistema di allarme vigila affinchè i turisti non entrino a prendersi un pezzo di muro.

Circondato dai palazzoni, sembra lo spettro di una maledizione che non ha la minima intenzione di andarsene. Mi hanno detto che non pochi volevano fosse abbattuto per cancellare l’ultima traccia dell’atomica. Ma è restato lì, a ricordare che per molto tempo ancora Hiroshima sarà nota come la città della bomba.

Il resto del ricordo è un cippo funebre con una scatola contenente i nomi delle vittime, sulla quale è impressa la scritta “riposate in pace, l’errore non sarà ripetuto” (sic).
Chiude il tutto il museo della pace, il cui scopo è rovinarti la giornata nel più efficace modo possibile.

Prima della bomba Dopo la bomba Il dopo, in foto
Non voglio discutere sulla buona fede. Più che compiangere il Giappone, conduce una santa guerra all’armamento atomico.

Ma mi sono chiesto se tutto questo giustifica l’uso di ogni possibile mezzo per metterti di fronte all’orrore.

Certo che, a torto o (più probabilmente) a ragione, da lì esci convinto che un conflitto atomico metterebbe veramente la parola fine a tutto.

E comunque fuori ti aspetta la statua dedicata a Sadako, a ricordarti che essere condannati a morte all’età di due anni non è un destino facile da accettare.

PS: la foto di Sadako l’ho presa da Wikipedia

« Il treno dei desideri »

5 settembre 2006 @ 16:00

Il treno giapponese è un treno preciso, veloce e sovrabbondante

  1. ci puoi tranquillamente regolare l’orologio e vai sicuro che non sbagli.
  2. sulle banchine ci sono i segni di dove le porte si apriranno. Vai tranquillo che si apriranno effettivamente lì
  3. stai sicuro che più di 20 minuti il prossimo treno non lo aspetti (al massimo puoi salire a 30 con gli Shinkansen).
  4. stai sicuro che arrivi in fretta.
  5. stai sicuro che difficilmente sbaglierai treno e/o binario

I treni Giapponesi si dividono in due categorie: gli Shinkansen (i treni veloci, che vanno davvero veloci) e i treni ordinari.

Il treno ordinario Giapponese parte da un binario fisso, a seconda della destinazione, tanto che nelle stazioni i cartelloni dei binari indicano anche le destinazioni.
Il treno Giapponese ha i sedili stile metropolitana, disposti lungo i bordi.
Il treno Giapponese ha la tabellina col percorso, con tutte le fermate, stile metropolitana.
Il treno giapponese ha la banchina alta (stile metropolitana), ottimo modo per dissuadere i passeggeri dall’attraversare i binari. Un eventuale incidente provocherebbe ritardi.
Il treno Giapponese non ha controllori. Devi mettere il biglietto nella macchinetta quando entri e devi rimettercelo quando esci. Ecco, un po’ stile metropolitana.
In pratica il treno Giapponese è una metropolitana molto abilmente travestita da treno.

Passeggeri sullo ShinkansenLo Shinkansen è come un treno ordinario, solo che va più veloce ed i sedili sono rivolti verso il senso di marcia. Tutti. Non ci sono i simpatici sedili in cui ‘vai al contrario’. Suppongo che la gente nel caso starebbe male.

Lo Shinkansen Hikari da Hiroshima a Osaka viaggava ad una media oraria di 227.3 km/h, con una velocità di crociera di circa 270/280 km/h. Non credo di essere mai andato così veloce senza staccarmi da terra.
Lo shinkansen è silenzioso, ma da’ scompensi di pressione alle orecchie.

Il superespresso Hikari in attesa di partireI treni superveloci hanno nomi roboanti, a seconda delle velocità e delle fermate che fanno.
Superespresso Kodama (eco) : abbastanza veloce, si fa tutte le fermate
Superespresso Hikari (luce) : molto veloce, si fa qualche fermata
Superespresso Nozomi (desiderio) : toltalmente veloce, si ferma solo se la città è irrinunciabile.

I Giapponesi sembrano riversare l’amore che noi abbiamo per le auto sportive sui treni. Le locomotive sembrano dei razzi, i conduttori sono vestiti in alta uniforme e quando passano fanno il saluto militare ai capistazione (no, non sto scherzando).

Un nozomi arriva in stazione << notare i segni per terra che indicano quale carrozza si fermerà in quel punto

« Elementi di architettura Giapponese »

4 settembre 2006 @ 13:39

Palazzio in costruzione: il modello è il blocco lungo a 4 del tetris che si infila in un pozzo perfettamente adeguatoL’architettura di Tokyo è basata principalmente sul paradigma del Tetris. Palazzi strettissimi, alti almeno 7 piani sono disposti in modo da occupare tutto lo spazio disponibile.

L’eventualità di uno spazio vuoto non è umanamente considerata, in media fra un palazzo e l’altro non corre mai più di un metro, un metro e mezzo.

Ho avuto modo di capire che i Giapponesi hanno grossi problemi di spazio. In Italia puoi tranquillamente dedicare tutta la vita per pagarti la casa come la vuoi: col giardinetto e tante belle stanzette e naturalmente box doppio per la macchina. In Giappone hanno rinunciato al sogno (probabilmente perchè una vita di lavoro non gli basterebbe) e si adattano a vivere nel minimo spazio disponibile.
Il tokyo metropolitan government Fonti ben informate mi dicono che i Giapponesi non invitano mai gente a casa, si incontrano nei caffè piuttosto. Probabilmente a casa non saprebbero dove metterli.

Lo sfoggio di grandiosità lo riservano ai palazzi pubblici, il Tokyo government building (dovrei chiamarlo municipio?) è un bel palazzone doppio di circa 43 piani. Con anesso palazzino perchè comunque solo li non ci stavano.

Nei grandiosi complessi commerciali (Roppongi hills, Shinjuku, Shibujya) puoi persino trovare delle piazze fra un palazzo e l’altro.

Piazza con fontana alle Roppongi HillsVista la cronica mancanza di spazio, la civiltà Giapponese ha ritenuto vitale svilupparsi per altre vie. Insomma: sottoterra. Come dice il buon PaoloC’è una città parallela e sotterranea, la Tokyo delle stazioni, che non è niente male“.
Puoi girare un giorno intero per centri commerciali senza vedere mai il cielo, perdendoti nei labirinti di malls scavati pazientemente sotto alle stazioni e le arterie principali.

Altra caratteristica è quella di sfruttare al massimo i luoghi pubblici: una stazione non è mai solo una stazione. Come minimo c’è sempre dentro una via commerciale, a volte persino più importante della stazione stessa. Non sto scherzando quando dico che nella stazione di Kyoto mi ci sono perso tre volte.

Tipico landscape delle viuzze di tokyoL’architettura Giapponese è caduca. Come in molti altri aspetti della loro vita, non costruiscono le cose con l’intenzione di farle durare. In Giappone le città si rinnovano di continuo, gli edifici vengono sostituiti, le casupole abbattute e probabilmente rimpiazzate con altre casupole.

Probabilmente è per questo che si verifica il fenomeno, curiosissimo all’occhio occidentale, del groviglio elettrico. Per non arare le strade ogni cinque giorni, tutti i collegamenti elettrici sono “a vista” bellamente tirati tra pali ed edifici.

L’effetto è da terzo mondo: il cielo oscurato dai fili, condensatori aggrappati a pali stracarichi, cavi che passano a un metro dal balcone.

PS: Il sito di Paolo Marchetti è un must per appassionati del sol levante.

« Tokyo / un tranquillo grande casino »

2 settembre 2006 @ 19:23 sky is filled with neon
the buildings stand electric
and almost seem to glow

Tokyo, 11 milioni di persone che salgono a 32 se si contano i sobborghi (o the greater Tokyo, come la chiamano li).

Dopo attente meditazioni, condotte per passare le 12 ore di aereo del ritorno, ho deciso che la descrizione di questa megalopoli può essere chiusa nelle due parole tranquillo casino.

La gente di sera, per le strade di GinzaSi, perchè la cosa che stupisce di più di questa città è che nonostante le orde di colletti bianchi nelle metropolitane, le ondate di studentesse in divisa, la gente che va a shopping, la gente che va a casa, la gente che sale sul treno, la gente che scende dal treno tutto si svolge in assoluto ordine.

In 6 giorni non ho sentito nessuno che gridava nella metro, nessun clacson per la strada, nessun ubriaco o compagnia rumorosa. Ho contato numero 2 barboni, tranquillissimi ed affabili pure loro.

Segnali di non-fumo per le strade di TokyoIn strada nessuno fuma. Va tutto al contrario. Fuma nei locali, fuma in stazione, fuma sulle banchine mentre aspetti il treno (se non è ora di punta) ma non fumare mentre cammini che è sconveniente. Per i tabagisti accaniti, la compresiva Tokyo offre numerosi angolini per fumatori in cui possono sfogarsi. E soprattutto possono buttare la cicca quando hanno finito.

Perchè a Tokyo (e in Giappone in generale) c’è un piccolo problema. Non esistono i cestini. Il mozzicone, la bottiglietta d’acqua, la carta dell’onigiri che ti sei sbafato mangiala, bruciala, disatomizzala ma non sperare di buttarla in un cestino.

Una simpatica Giapponese sfoga il suo vizio nel preposto spazioPer terra proprio sognatelo. Indicibili punizioni sociali devono abbattersi su coloro che buttano la monnezza per strada, perchè per terra non si vede un’ombra di resto di attività umana. Il nostro consueto scenario fatto di pacchetti di marlboro, cartaccie, lattine e filtri è inspiegabilmente assente. Solo le foglie sono ammesse, probabilmente perchè non si può spiegare agli alberi che non devono lasciarle cadere sul selciato.

Le macchine si fermano ai semafori quando è rosso, partono quando è verde, stanno in una coda perfetta. Mai visto tentare l’imbucata, il sorpasso assassino, l’invasione della corsia, lo scippo al giallo. Il limite è a 50. Vanno a 50, ne più ne meno.
Ci sono pochissime moto. Quello che ti fa capire come girano le cose qui è vederle al semaforo rosso. Si fermano dove sono. Yes, niente taglio della colonna, buonini come se fossero in macchina. (conclusione: la moto a Tokyo non è un mezzo per muoversi in fretta, è uno status symbol. Se ce l’hai è perchè vuoi fare il figo.)
Dopo un rapido calcolo scopro che le macchine private sono pochissime. Se togli i taxi ed i mezzi d’opera rimangono meno della metà dei mezzi che circolano.
Ho scoperto in seguito come hanno fatto i Giapponesi ad eliminare il problema del trasporto privato. Per comprarti una macchina devi presentarti al concessionario con un certificato comprovante che hai un posto tuo dove parcheggiarla. Se non ce l’hai, niente macchina. I posti macchina , in una città dove non c’è spazio, costano un boato. Aggiunta una rete di trasporti pubblici da antologia, i giapponesi di Tokyo hanno concluso che un macchina non gli serve.

Esemplare di cicala Giapponese, di grandezza standard. Frinisce a livelli insopportabili, specie di notteIl maggior casino a Tokyo è dato dalle cicale Giapponesi. Oddio, non so se queste bestie siano davvero cicale. So solo che peseranno qualche etto l’una, friniscono a 120 decibel e sono la maggior fonte di rumore in città. Simpaticamente i giappi si sono dotati di vetri doppi, onde tenere fuori le insopportabili almeno di notte.

Di notte Tokyo si accende al neon. Ginza, Asakusa, Shibuya, Shinjuku, Tokyo e Roppongi cominciano a brillare.
La gente continua a sciamare, verso lo shopping e il divertimento. Le strade si animano ma sembre con quel velo di misura e di compostezza tipica del Giappone.
Si vedono in giro colletti bianchi che tornano stanchi alle loro case o che vanno in qualche caffè a bersi una birra coi colleghi, giovani coi capelli tinti che tentano di staccarsi dalla tradizione, ragazze che parlano al cellulare, coppiette (se proprio vogliono osare si tengono anche per mano) e turisti interni che ammirano la capitale.

La vista notturan di Tokyo dalla Mori tower di RoppongiLa Tokyo di notte è la Tokyo migliore. Il senso di sicurezza che ti trasmette ti fa venir voglia di passeggiare all’infinito. Le viuzze non fanno mai paura, le metropolitane non mettono apprensione, i giovinastri coi capelli a punta sono simpatici e cortesi come gli altri.
Puoi salire sulla Mori tower a Roppongi, e guardarti la citta che continua a girare nel suo tranquillo casino.

« Miceti »

29 luglio 2006 @ 16:11 Gli hobbit hanno per i funghi una passione travolgente, pi

Adoro i vecchi amici di mio padre, specie quando si presentano con questi regalini

Un piatto colmo di porcini

« Gli opposti mi attraggono/2 »

23 luglio 2006 @ 19:31

Francesco Guccini – Signora Bovary

La copertina di Bovary di gucciniSe putacaso non avessi trovato il vinile nello scaffale di casa mia, probabilmente non ne avrei mai sentito parlare.

Mi hanno detto che il fan di Guccini non considera questo CD fra i migliori dell’omino bolognese.

In effetti non ci sono dentro quelle canzoni che tutti magari hanno sentito almeno una volta.

E’ un Francesco in panni strani. Lascia da parte il folk, lascia da parte qualsiasi intento politico.

Infarcisce il tutto di jazz, suonato beinissimo. Credo. Non mi reputo abbastanza esperto da valutare questi tecnicismi. A me sembra comunque suonato da Dio, il che lo rende un disco suonato benissimo visto che alla fine sono io che lo ascolto.

Che poi genericamente a me il jazz non piace (un punto in più) .

Le mie preferite sono le prime due tracce. Le prime due per lato naturalmente, avendolo apprezzato in vinile.

Scirocco è una canzone tesa e nervosa. Impotenza, indecisione, malinconia. L’archetipo dell’uomo tormentato, “tra lei e quell’altra che non sapevi lasciare”. E ti sembra davvero di vederla, arrivare di corsa in quel bar per mettere fine a tutto. Tutto a tempo di tango.

Keaton è invece l’archetipo dell’artista tormentato, quello destinato a consumarsi nella musica, anzi quello che vuole consumarsi nella musica. Tutto su un tappeto jazz perfetto, un grande Tempera alle tastiere, batteria incisiva, gli inserti del Sax. Sapessi suonare il basso un decimo di Tavolazzi potrei morire contento.

La copertina di the understandingRoyksopp – the Understanding

Mi erano saltati all’orecchio per aver fatto un video mitico (remind me) sopra una canzone così così.

Consigliatomi da un amico, ho provveduto a recuperare il loro secondo lavoro.

Ecco, c’entrasse una s**a col Guccio! Al jazz si sostituisce la festa del loop, alla musica suonata la musica sintetizzata.

Che però non si dica che questo CD manca di atmosfera.

Alcune tracce marciano su un temi “epici” giocando sui crescendo di suoni e temi, esempio la opening “triumphant” o la fantastica “alpha male”, una suite di 8 minuti che progredisce in un finale elettrico.

What else is there invece è oscura. Cantata da tale Chelonis R. Jones (non conosco) con voce tesa e quasi rotta, parla di lampi, esplosioni e deserte enormi distanze. What else is there?

Grooves funky fulminanti, energia e movimento: Follow My Ruin e Circuit Breaker.

« Amarcord »

10 luglio 2006 @ 20:06

Io mi ricordo…

… mi ricordo le squadre dei convocati fissi, della formazione inamovibile.

… mi ricordo le squadre dei lama.

… mi ricordo le squadre dei dualismi e delle staffette, megliounomegliolaltromaperchènoninsieme?

… mi ricordo le squadre dei so’ più hommo io de tutti voi messi insieme .

… mi ricordo delle squadre legate ai piedi del salvator della patria di turno.

Ho visto…

… ho visto convocare gente che manco li cani. Grosso? Vorrai mica portarti Grosso ai mondiali? Due anni fa giocava in C2!

… ho visto una squadra che ha fatto giocare 20 giocatori, son rimasti fuori i portieri perchè non si poteva proprio.

… ho visto una squadra che ha fatto segnare 10 giocatori diversi (rigori esclusi). La doppietta l’hanno fatta solo la punta ufficiale e il difensore più improbabile.

… ho visto lasciare fuori chi doveva stare fuori.

… ho visto i salvatori della patria fare il proprio lavoro onesto e salutare quando era ora.

… ho visto una squadra con campioni, con campioni a mezzo servizio, con illustri sconosciuti risalire la china fino ad arrivare in cima.

Ho visto come era diversa dalle squadre che sono venute prima. ho visto che meritava. Ha meritato. Ha vinto, eclissando gli anni dellle stelle calcistiche con l’umiltà.

Una vittoria così vale doppio. Grazie ragazzi. Potrò dire “io c’ero!”