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20 giugno 2006 @ 22:55The Ramones – It’s Alive
A contare tutti gli accordi presenti in questo CD probabilmente si passa a stento la decina.
Joey Ramone è un mito, bastano due secondi di cantato per riconoscerlo fra mille. Una grande fortuna per un cantante.
Anche Johnny Ramone è un mito. Le converse, i jeans strappati, la mosrite sgarbellata (*), le pose.
*1*2*3*4* e poi il muro di suono, il fronzolo abolito per legge, i tre accordi elevati a vangelo. I Ramones live perdevano qualsiasi velleità artistica per diventare pura energia.
E’ un CD in cui si stacca il cervello per dedicarsi all’istinto. Tutto quello che c’è dentro, la batteria rigidamente in 4/4, gli assoli elementari, l’assoluta mancanza di stacco fra un pezzo e l’altro, tutto punta verso una sola direzione : facciamo un bel casino. E facciamolo in fretta, che sembra ancora più rumoroso.
Un disco che metto quando sono di buon umore o di pessimo umore. Non va bene per quanto sono ‘medio’. Va ascoltato quando ho delle energie da sacrificare. Va ascoltato per definizione ad un volume assordante. Se capita quando guido e sono in vena, posso diventare pericoloso.
Sigur Ros – Agaetis Byrjun
Tanto complesso quanto it’s alive è semplice. Arrangiamenti orchestrali, sperimentazione sui suoni, voci e cori curatissimi, il quartetto d’archi dietro (e davanti) alle melodie.
Questo è un disco onirico in molti sensi, un po’ per la dolcezza con cui parte. Un po’ (soprattutto) perchè, come ogni sogno, il suo scopo primario è portarti da un’altra parte.
E come in un sogno non c’è bisogno di capire come. La precondizione necessaria è lasciarsi trasportare nelle gelide terre islandesi, dove tutto sembra muoversi lento, lento ma solenne.
E soprattutto potente, una potenza nascosta ma tangibile, un qualcosa che se esplode spazza via tutto quello che trova davanti. La si sente in ogni canzone, questa potenza latente.
Ed ogni tanto esplode. A volte appena accennata, come in svefn-g-englar (quattro colpi di batteria seguiti subito dalla quiete).
A volte, come in Viðrar vel til loftárása, si scarica in pieno fino a raggiungere vette inarrivabili.
Ma parliamo della perfezione di questo pezzo. A cominciare dall’intro di piano è una successione grandiosa. La slide guitar, la voce, la pausa, il cresendo fino all’apoteosi finale.
Ecco, un gruppo che fa una canzone così per me ha guadagnato il diritto di entrare nell’olimpo della musica.
Hanno in comune che?!?
- Mi piacciono tutti e due
- Per nessuno di questi due CD è anche solo vagamente utile sapere i testi delle canzoni
(*) brianzolo: grattugiata, vissuta, graffiata