« Nucleare: Italia vs. Germania »

31 maggio 2011 @ 15:44

Voglio fare un articolo un po’ polemico, visto che siamo in ombra di referendum. Polemico anche un po’ verso il fronte del sì, che è bello e buono ma mi da’ la solita italica impressione di non avere nulla di solido dietro.

Le mie fonti sono due articoli presi dalla BBC sulla questione nucleare tedesca, e secondo me sono un ottimo esempio di come si fa davvero del giornalismo informativo e non delle campagne  pubblicitarie per questo o quello schieramento.

I tedeschi decidono di chiudere le loro centrali nucleari in anticipo.
In realtà è una decisione che ha già subito vari rimaneggiamenti, il precedente governo socialista aveva già varato un programma di chiusura totale entro il 2011.
La Merkel invece aveva stabilito che la cosa era infattibile e, pur non avendo sconfessato i suoi predecessori, aveva posticipato la chiusura programmata.  In seguito a Fukushima la Merkel è tornata parzialmente sui suoi passi anticipando la chiusura di centrali più vecchie e fissando per il 2022 la chiusura delle nuove.

Partiamo con  la dichiarazione del ministro Norbert Rottgen (politiche ambientali):
If you want to exit something, you also have to prove how the change will work and how we can enter into a durable and sustainable energy provision Rozza traduzione:  Se vuoi uscire da  qualcosa, devi anche spiegare perché il cambiamento funzionerà e come si fa ad avviare una fornitura duratura e sostenibile di energia.

Quali sono i problemi che porterà l’uscita dal nucleare in Germania, secondo la BBC?

  1. Parte dell’energia verrà prodotta da centrali eoliche. Ma le centrali eoliche sono soprattutto nel mare del nord, mentre le centrali nucleari sono nel sud, questo significa che  bisognerà potenziare e ridisegnare la rete di distribuzione.
    Ma in soldoni questo vuol dire che andrà realizzata una grossa dorsale di distribuzione nord-sud la chiamano “energie autobahn”, con notevole deturpamento del paesaggio (e conseguente incazzatura degli ambientalisti , anche se le compagnie elettriche hanno detto che se non si ridisegna la linea distributiva ci saranno blackout).
  2. Un altra parte proverrà probabilmente da un rinnovato maggiore impiego delle centrali a carbone, con due sotto-problemi.
    Primo: rischiano di uscire dal nucleare a spese (in parte) del riscaldamento globale (con conseguente altra incazzatura degli ambientalisti).
    Secondo: non risolvono, anzi aggravano, la dipendenza da idrocarburi, che sono una risorsa limitata, scomoda e che da almeno un secolo alimenta guerre e divisioni.
  3. C’è il concreto rischio che debbano aumentare l’import dalla Francia. Cioè in soldoni un nucleare conto terzi La Francia non ha nessuna intenzione di rivedere le sue politiche nucleari, a quanto pare, un po’ come facciamo noi.
  4. Parte dell’energia verrà non-prodotta abbattendo i consumi del 10%, che è una cosa molto buona ma richiederà un sostanziale apporto da parte dei cittadini.

Quali conclusioni si possono trarre, secondo me, da questo articolo?

I tedeschi fanno una  politica seria, sanno che vogliono uscire dal nucleare ma sanno anche che ci sarà un prezzo da pagare e stanno ipotizzando quale sarà questo prezzo.
Il nostro referendum è, per carità, sacrosanto, ma non è che un passo infinitesimale sulla strada dell’energia. Sono propenso a credere che siamo bravi a dire di no al nucleare quanto i tedeschi ma non siamo capaci di tirare fuori un piano energetico come il loro.
Sono pronto a scommettere che bruceremo ancora gas e petrolio oppure importeremo corrente dalla Francia, realizzando la più ipocrita delle politiche not-in-my-backyard, spacciandoci anche per una nazione pulita.

La seconda considerazione è che non bisogna credere alla favola dell’energia pulita. L’energia pulita non esiste, in qualche modo un prezzo in termini di impatto ambientale si paga. Prima rinunciamo a credere che la corrente esca dai fiori prima potremo serenamente valutare le opzioni possibili e scegliere quella che ci conviene di più.
Gli impianti eolici sulle colline sono brutti, le dighe sono pericolose o svuotano i bacini idrici, le culture per l’etanolo tolgono terra per il cibo e diminuiscono la biodiversità, se vuoi una casa a basso impatto devi investire soldi tuoi nella conversione. Però uno di questi prezzi si deve pagare, e questa è l’unica verità che esiste.

La terza considerazione è andarci piano ad osannare  i tedeschi, da quello che ho capito io parte della loro uscita dal nucleare sarà pagata ricorrendo al carbone o attingendo al nucleare francese.  Non sarà un uscita rinnovabile al 100%, hanno solo fatto una scelta sul male minore.
Quando si legge  un articolo che dice i tedeschi rinunciano al nucleare per le rinnovabili sarà il caso di chiedersi se è proprio del tutto vero.

 

PS: per concludere, io andrò al referendum e voterò sì. Ma lo farò sapendo che non servirà a mettere a posto la situazione.
Cosa vorrei? Vorrei qualcuno (un leader politico, un ambientalista, un tecnico) che mi dicesse che possiamo evitare il nucleare ma che ci costerà tot alberi abbattuti, tot colline invase dagli impianti, tot  rigassificatori in alto mare. Non voglio uno che mi dice che le rinnovabili sono pulite e candide come una margherita di campo.  E’ una balla, non ci vuole un genio a capirlo.

Un commento a “Nucleare: Italia vs. Germania”

  1. Igor Pro ha detto:
    31 maggio 2011 alle 16:13

    Grazie! Passiamo alla pagina successiva! :)) Interessante anche se aborro l’uso sconsiderato del Noi. Come se l’Italia avesse un tutt’uno di interessi. E un vizio che hanno anche i super tecnici del settore (fisici, economisti..). Di fatto siamo in epoca di monopoli privati, cartelli e questo non puo’ che portare a uno scontro tra consumatori (difesi da discutibilissime authority) e azionisti dei monopoli. Secondo me Fisica ed Ecologia son marginali e poco convincenti per ora in tutte queste discussioni. Rimane solo un fatto di politica e di economia. Servono politiche lungimiranti e coordinate dallo Stato, perche’ solo lo Stato puo’ potenzialmente fare gli interessi del cittadino (ovviamente a patto che lo controlliamo e lo facciam funzionare come si deve). Alle aziende per come e’ organizzata oggi la produzione non conviene. Progetti di grandi opere pensate in quel modo avranno costi che ricadranno sulla collettivita’ e porteranno vantaggi ai gruppi di potere che potranno permettersi di comprare: le solite banche che hanno gia’ in mano i nostri soldi, che stanno dominando il mercato della casa e del petrolio e vogliono metter le mani da anni sul diritto alla pensione e di recente all’acqua e l’energia. Sconvienente anche per la media impresa, schiacciata dalla grande impresa che fornira’ l’energia a sua discrezione. Soluzione per me e’ frammentazione della produzione dell’energia e tanta ricerca. Meno brevetti, piu’ nazionalizzazione. Beni pubblico autosufficienti, meno subappalti. Piu’ strumenti di controllo reale e di partecipazione del cittadino al controllo. = Inversione a U nelle soluzioni di questi ultimi 20 anni che guarda caso hanno impoverito i lavoratori e arricchito i vari azionisti il cui credito verso di noi ormai ci impicca dal primo all’ultimo giorno della nostra vita.

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